© MASTROBERARDINO
SOCIETA’ AGRICOLA SRL
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83042 - ATRIPALDA (AV)
Il progetto VitiGEOSS mira a utilizzare i servizi europei di Open Earth Observation per il miglioramento delle operazioni delle imprese agricole a livello economico, ambientale e locale. VitiGEOSS inoltre integra e migliora le informazioni disponibili accoppiando le immagini satellitari con i sensori sul campo per aumentare la qualità delle decisioni di gestione relative a tutti gli aspetti della viticoltura e alle operazioni specifiche del settore enologico.
Lo scopo principale del progetto è di rispondere alle sfide future dell’industria enogastronomica mondiale, che richiede di intensificare la produzione in modo sostenibile, mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ridurre le esternalità ambientali negative e promuovere la crescita economica locale.
VitiGEOSS darà vita ad un sistema evoluto di supporto alle decisioni (Decision Support Systems) su fenologia, irrigazione, fertilizzazione, malattie e gestione aziendale e della sostenibilità.
Vineyards Integrated Smart Climate Application
Mastroberardino è partner del Progetto VISCA (Vineyards Integrated Smart Climate Application), finanziato dal Programma Horizon 2020 della Comunità Europea. Il progetto, partito a maggio 2017, ha una durata di 3 anni ed ha l’obiettivo di rendere le aziende vitivinicole resistenti ai cambiamenti climatici, minimizzando i costi e i rischi attraverso un adattamento e un miglioramento della gestione viticola.
Il progetto realizzerà un servizio meteo (Climate Service CS) e un DSS (Decision Support System) che integrerà meteorologia, agronomia e fenologia in modo da disegnare la più adeguata strategia di adattamento al cambiamento climatico di medio e lungo termine.
I servizi di VISCA saranno validati da sperimentazioni in vigneti presenti in 3 demo-sites in Spagna, Portogallo e Italia.
Il sito italiano selezionato per la sperimentazione è nella tenuta Mastroberardino di Mirabella Eclano e interessa il vitigno aglianico.
Operation Pollinator ha l’obiettivo di sviluppare e testare un metodo d’incremento della biodiversità in ecosistemi viticoli attraverso il popolamento delle aree marginali dei vigneti con insetti pronubi.
Si è contribuito a valutare gli effetti dell’introduzione a livello aziendale di strisce inerbite opportunamente gestite sull’incremento quali-quantitativo di popolazioni di insetti impollinatori. Si è osservato un consistente incremento delle specie di pronubi nell’areale di sperimentazione.
La messa in atto di tali pratiche agronomico-gestionali atte a fornire siti stabilidi approvvigionamento e nidificazione consente di promuovere l’insediamento a lungo termine di popolazioni di impollinatori ed altri organismi utili con conseguenti benefici ecologici.
Qualita’ delle produzioni tipiche campane ed il suo territorio: approcci innovativi ed integrati per rinforzare la competitivita’ del sistema agroalimentare
Il progetto Campus QUARC ha avuto come obiettivo di rispondere alla necessità di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi produttivi, nonché la competitività sui mercati anche esteri della filiera vitivinicola, attraverso la prototipizzazione di sistemi altamente innovativi, in cui confluiscono sia il miglioramento della qualità (estesa anche al food safety) che il suo riconoscimento, genetico e ambientale, in relazione alla provenienza.
L’efficacia delle innovazioni sarà garantita attraverso lo sviluppo di un Brand Quarc, i cui prodotti presenteranno delle caratteristiche innovative rispetto al mercato attuale e dall’adozione di piattaforme tecnologiche (modello extended enterprise) che rispondano alla finalità del progetto, principalmente in un’ottica di sviluppo interfiliera integrato.
Nel 2007 abbiamo avviato un progetto di isolamento e caratterizzazione dei microrganismi che naturalmente colonizzano le uve delle tenute aziendali, finalizzato a selezionare ceppi di lievito autoctoni. Ciò consente di meglio esprimere e valorizzare le produzioni locali e di ridurre l’impatto ambientale dovuto all’acquisto di lieviti prodotti in altri paesi del mondo. Per il primo step del progetto di selezione di nuovi ceppi autoctoni in collaborazione con Italiana Biotecnologie, si è partiti da uve Aglianico di Taurasi prelevate in diversi vigneti storici dell’Azienda a piena maturazione. Il risultato finale è arrivato nel 2008 con la selezione del ceppo Selezione Italica ALICO. È un ceppo di Saccharomyces cerevisiae mediamente vigoroso che garantisce fermentazioni regolari e complete anche a basse temperature; si caratterizza per la bassa produzione di SO2 e H2S e pertanto favorisce la successiva Fermentazione malolattica.
La buona produzione di glicerina e la liberazione già dalle fasi finali della fermentazione di polisaccaridi parietali garantiscono un apporto positivo al corpo ed alla morbidezza.
I vini si presentano strutturati e morbidi grazie ad un buon apporto di glicerolo e di polisaccaridi parietali, con aromi fruttati e speziati, in particolare di frutta secca e frutta candita. ALICO è consigliato per la produzione di vini rossi di pregio da medio e lungo affinamento.
Il progetto sta avendo ulteriori sviluppi: sono in corso di caratterizzazione i diversi ceppi di lievito isolati da uve Fiano e Greco a piena maturazione di vigneti ubicati in varie zone dei rispettivi areali di produzione nelle nostre tenute.
Lo sviluppo vegetativo, la maturazione dell’uva e gli attributi sensoriali del vino sono fortemente influenzati dall’ambiente fisico in cui la vite cresce. In viticoltura, l’interazione tra l’ambiente fisico e la vite è definito “effetto terroir” (van Leeuwen, 2010).
L’effetto terroir può essere considerato a varie scale, regionale, comunale, di tenuta o di parcella, in relazione alla quale, la gerarchia dei fattori del terroir può variare. A scala regionale, o anche a scala dell’intero Paese, il clima, in interazione con il vitigno, è probabilmente il fattore dominante. All’interno di una regione o di un comune, la geologia, la topografia e gli effetti (topo)climatici ad essa correlati rappresentano i fattori determinanti l’effetto terroir, in grado di spiegare le differenze nello sviluppo della vite e nella composizione dei grappoli. La variabilità alla scala di tenuta o di parcella è soprattutto correlata a variazioni nelle caratteristiche dei suoli (van Leeuwen, 2010).
La conoscenza dei suoli diventa, pertanto, una condizione essenziale per la corretta gestione viticola. L’approccio metodologico all’indagine di caratterizzazione dei suoli aziendali ha avuto un’evoluzione nel tempo: è partito da un “semplice” rilevamento di profili pedologici ubicati all’interno delle tenute sulla base delle osservazioni dirette di campo e delle esperienze dei tecnici aziendali, per arrivare a un rilevamento pedologico “guidato” dai risultati dell’analisi della variabilità spaziale della riflettanza del suolo, della topografia e del vigore vegetativo dei vigneti.
Red wine activates plasma membrane redox system in human erythrocytes, Free Radical Research
*I. Tedesco, S. Moccia, S. Volpe, G. Alfieri, D. Strollo, S. Bilotto, C. Spagnuolo, M. Di Renzo, R.P. Aquino, G.L. Russo. Red wine activates plasma membrane redox system in human erythrocytes. Free Radical Research, 2016, 50(5), 557–569
I polifenoli sono molecole naturali a cui sono state attribuite molteplici effetti benefici per la salute dell’uomo. Si trovano in abbondanza in cibi, come gli ortaggi e la frutta e in bevande tra cui il tè verde e il vino rosso. I polifenoli svolgono prevalentemente un’azione antiossidante, prevenendo l’insorgenza di malattie legate ad un’aumentata produzione di radicali liberi, fra cui l’invecchiamento precoce, le malattie neurodegenerative, le patologie cardiovascolari e il cancro. Il vino, specialmente quello rosso, ha rappresentato da sempre una matrice alimentare oggetto di studio grazie alla complessità e varietà di molecole fenoliche bioattive ascrivibili alle sottoclassi dei flavonoidi (antocianine, catechine, quercetina), acidi fenolici (acido gallico e ferulico) e stilbeni (resveratrolo). In un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Free Radical Research* (Taylor & Francis, ISSN 1071-5762) è stata proposta una nuova modalità attraverso cui i fenoli del vino possono esplicare la propria attività antiossidante. Lo studio è stato eseguito presso la sede di Avellino del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Istituto di Scienze dell’Alimentazione (Isa) ha visto il contributo dell’azienda vinicola Mastroberardino SpA (Atripalda, AV), il reparto di Onco-Ematologia dell’Ospedale Moscati di Avellino e il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Salerno (Fisciano, SA). Secondo questo studio, il vino rosso è i grado di attivare un complesso sistema presente sulle membrane dei globuli rossi umani responsabile della neutralizzazione dei radicali liberi e della protezione da danni ossidati. Tale complesso proteico, noto come PMRS (Plasma Membrane Redox System) rappresenta il principale sistema di rigenerazione dell’ascorbato (vitamina C) presente nelle cellule dei mammiferi ad elevate concentrazioni e riconosciuto come il principale antiossidante intracellulare. Sono stati scelti gli eritrociti umani come modello sperimentale (forniti dall’Ospedale Moscati di Avellino) poiché rappresentano un modello ideale per valutare il potenziale antiossidante di molecole naturali. Essi sono considerati dei veri e propri “antiossidanti circolanti” per le loro proprietà regolative del metabolismo ossido-riduttivo dell’organismo. Inoltre, la presenza di elevate concentrazioni di ferro legato all’emoglobina, rende l’eritrocita particolarmente sensibile allo stress ossidativo. In condizioni fisiologiche i prodotti dell’ossidazione, tossici sia per l’eritrocita che per le cellule dei tessuti, con i quali essi vengono continuativamente a contatto durante lo scambio gassoso, sono neutralizzate con efficacia sia dai sistemi enzimatici di cui la cellula è adeguatamente fornita, quali il PMRS. Inoltre, l’apporto continuo, attraverso la dieta, di alimenti ricchi di molecole antiossidanti può contribuire ad aumentare l’efficacia dei sistemi di difesa fisiologici. L’aumento della capacità antiossidante degli eritrociti a seguito della esposizione al vino rosso, comporta un aumento dell’attività del complesso PMRS che, a sua volta, consente di meglio neutralizzare o tollerare lo stress ossidativo.
In questo studio fondamentale è stato il contributo di tutte le unità coinvolte. L’Isa-Cnr ha progettato lo studio ed eseguito gran parte dell’attività sperimentale con il supporto dell’Università di Salerno. Importante è stato il ruolo dell’azienda coinvolta nel progetto, la Mastroberardino SpA; infatti, per il vino Aglianico utilizzato negli esperimenti, non si è trattato di campioni commerciali, ma di prodotti di processi di microvinificazione che consentono condizioni controllate e riproducibili in previsione del prosieguo del progetto.
Lo schema a lato riassume le principali conclusioni del lavoro che prevede sviluppi futuri in due direzioni: 1. identificare le componenti del vino rosso responsabili dell’attivazione del PMRS; 2. verificare se l’effetto si mantiene in vivo, dopo somministrazione di moderate quantità a volontari sani.
Questo studio è stato condotto nell’ambito del progetto CAMPUS-QUARC finanziato dalla Regione Campania (FESR 2007/2013, obiettivi 2.1, 2.2).
Influence of pre-anthesis defoliation on yield components and berry composition of Greco grapevines
P. Scognamiglio1, M. Giaccone1, V. De Micco1, A. Dente2, M. Forlani1, B. Basile1
1Department of Agricultural Sciences, University of Naples Federico II, Portici (Napoli), Italy
2Mastroberardino winery, Atripalda (Avellino), Italy
In viticoltura, la defogliazione in pre-fioritura è una pratica di potatura verde impiegata per ridurre la compattezza del grappolo e quindi per diminuire la sua suscettibilità ad attacchi di marciumi durante le fasi finali della maturazione. Questa pratica può inoltre modificare il micro-clima nei dintorni del grappolo e ciò può avere effetti significativi sulla composizione dell’acino. È possibile però ipotizzare che gli effetti della defogliazione in pre-antesi sia sull’allegagione che sulla composizione degli acini siano una funzione della quantità di area fogliare rimossa con questa operazione di potatura verde. L’obiettivo di questo studio era di studiare l’effetto di diversi livelli di defogliazione in pre-antesi sulla compattezza del grappolo, la produzione e la composizione dell’uva del vitigno Greco. Il disegno sperimentale ha confrontato i seguenti cinque trattamenti: quattro trattamenti di defogliazione, che prevedevano, rispettivamente, la rimozione delle foglie presenti nei primi 15, 30, 45 e 60 cm alla base dei germogli ed un controllo, non sottoposto ad alcuna defogliazione. I trattamenti sono stati applicati in fase fenologica di pre-fioritura (fase H). Dall’allegagione alla raccolta sono state misurate la crescita e la composizione dell’acino (diametro, peso fresco e secco degli acini; contenuto in solidi solubili, pH e acidità titolabile della polpa). Inoltre in diverse date sono state eseguite stime della superficie fogliare per pianta, misure di fotosintesi e di temperatura dei grappoli e valutata la loro compattezza. Alla raccolta è stata inoltre misurata la produzione per pianta. Le defogliazioni hanno determinato una significativa diminuzione della superficie fotosintetizzante per pianta. Inoltre nelle prime due settimane dopo l’applicazione dei trattamenti il tasso fotosintetico per unità di area fogliare è risultato minore nei trattamenti esposti a defogliazione più intensa rispetto agli altri trattamenti. Tali differenze nell’area fogliare e nel tasso fotosintetico si sono tradotte in differenze significative tra i trattamenti nella percentuale di allegagione e nella compattezza del grappolo alla raccolta. Il controllo ha presentato un’allegagione pari a circa 53%, mentre i trattamenti di defogliazione hanno mostrato valori progressivamente decrescenti in funzione dell’intensità dei trattamenti. Il peso secco dell’acino alla raccolta è risultato minore nelle piante sottoposte a defogliazione rispetto alle piante controllo. Alla raccolta il numero di grappoli per pianta non ha presentato differenze significative tra i trattamenti, mentre il peso medio del grappolo e la produzione per pianta hanno mostrato valori maggiori per il controllo e progressivamente decrescenti all’aumentare dell’intensità di defogliazione. Alla raccolta l’acidità titolabile è risultata significativamente minore nelle piante sottoposte a defogliazione più intensa rispetto agli altri trattamenti.
Proximal e remote sensing per lo studio del paesaggio agrario a scala aziendale
Antonio P. Leone(1), Paolo Magliulo(2), Natalia Leone(3), Antonio Capone(4), Antonio Dente(4), Fulvio Fragnito(1), Guido Leone(5), Alberto Petrecchia(6), Andrea Buondonno(7)
(1) Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo,(2) Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Università degli Studi del Sannio, (3) Dipartimento di Bioscienze e Territorio, Università degli Studi del Molise, (4) Mastroberardino SpA, (5) Studente universitario in Geologia, Università degli Studi del Sannio, (6) ArsAvi, (7) Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale “Luigi Vanvitelli”, Seconda Università degli Studi di Napoli
La componente “naturale” del paesaggio agrario è fortemente influenzata dalla topografia e dal suolo, per la loro azione sull’aspetto estetico del paesaggio stesso e sulle sue potenzialità produttive primarie. Variazioni nelle caratteristiche dei suoli e della topografia, particolarmente evidenti a scala comprensoriale e regionale, possono risultare significative anche all’interno di singoli appezzamenti. La conoscenza di tali variazioni è rilevante per razionalizzare la gestione agrotecnica, per differenziare la produzione e per mitigare i rischi di degrado dei suoli. Le tradizionali procedure per la caratterizzazione dei suoli e della topografia sono generalmente costose e lunghe e, come tali, essi rappresentano spesso un serio impedimento alla realizzazione delle indagini. Tecniche innovative di proximal sensing, basate sulla spetttroscopia vis-NIR e di remote sensing, basate sull’uso di dati acquisiti da sistemi a pilotaggio remoto (APR) o droni, possono fornire un contributo importante alla risoluzione del problema. Il presente lavoro intende dare un contributo alla conoscenza di tali tecniche, evidenziandone i vantaggi e le limitazioni, attraverso la descrizione di due casi studio, tra cui lo studio di una tenuta di proprietà dell’Azienda Mastroberardino.